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Non sono un politico e credo sia difficile trovare delle soluzioni, soprattutto quando sotto gli occhi scorre il sacrificio di vite umane di madri, bambini e giovani che hanno visto in faccia morte e violenza, una cicatrice indelebile per la loro esistenza e rancore per i posteri.


Le guerre hanno quasi sempre una motivazione economica che nella maggior parte dei casi viene nascosta o minimizzata, sull’altare dei principi che purtroppo continuano a far soffrire i più deboli e a favorire i più forti, a prescindere da quale parte siano schierati.


Russia e Ucraina sono due potenze primarie, per alcuni aspetti concorrenti o complementari, in ogni caso hanno molto da dire dal punto di vista economico e i loro conflitti hanno una lunga storia, ma purtroppo molti cittadini di queste superpotenze soffrivano molto e vivevano già male prima del conflitto.


Facciamo un po' di confronti:


  1. In Europa, la Russia è al 1° posto (anche primato mondiale) per grandezza del territorio, l’Ucraina si trova al 2°.

  2. Anche nell’export di grano, Russia e Ucraina si spartiscono rispettivamente 1° e 2° posto.

  3. La Russia è il 2° più grande produttore di gas naturale e 1° esportatore mondiale, e il 3° più grande produttore di energia elettrica; l'Ucraina è il 1° produttore di energia nucleare ma le manca il gas, per il quale dipende totalmente dalla Russia.


Eppure, questa complessa rete di flussi energetici o di gas in cambio di miliardi di dollari nasconde la sofferenza e le difficoltà delle popolazioni di questi due paesi oggi in guerra, molto tristi da constatare:


  • Il PIL pro capite (PPP), cioè il guadagno misurato in base al reale potere d’acquisto, posiziona i Russi a 29.266 $, mentre gli Ucraini a 14.150 $ annui

  • Il tasso di mortalità è del 13,5% in Russia, con un’aspettativa di vita di 64 anni per gli uomini, simile all'Ucraina che ha un tasso del 14,03% e un altissimo tasso di mortalità tra gli uomini in età lavorativa a causa di alcol e obesità,

  • La Russia e l'Ucraina vincono rispettivamente il primo e il secondo posto per corruzione in Europa, un primato che crea grandi disparità.


Purtroppo, le parole guerra di indipendenza e rivoluzione arancione sono ben conosciute anche dalle popolazioni giovani dell'Ucraina e il tentativo di emancipazione dalla Russia è in corso da diversi decenni. In Ucraina, dei 41 milioni di abitanti stimati, il 17,3% è di origine russa.




Il conflitto in corso ci viene raccontato da angolature e punti di osservazioni diversi, tuttavia trovo che ci sia una questione eticamente ed economicamente riscontrabile: il fatto che questa guerra, ancora una volta, mette in difficoltà i poveri e crea ulteriori condizioni di sbilanciamento economico, alimentando speculazioni a livello mondiale.


Anche se faticano a partire, non penso che il gas e il grano verranno bruciati a causa delle sanzioni. Inoltre, non appena sarà possibile, il mondo economico farà ripartire una macchina che ha lasciato sul terreno sofferenza e rabbia per le prossime generazioni e, nel frattempo, la speculazione avrà raggiunto nuove posizioni di forza.


Oggi a difendere o attaccare ci sono migliaia di ragazzi che magari, senza saperlo, hanno parenti o amici negli schieramenti nemici eppure si immolano sulla scorta di informazioni e dati che gli vengono forniti da chi è possibilmente interessato alla speculazione.


Il mondo economico sta a guardare cercando di trovare soluzioni per bloccare soprattutto la parte più disumana del conflitto: ci stanno provando tutti, ma al momento il risultato non è a portata di mano.


C’è da immaginare che chi prende decisioni, soprattutto dal lato russo, è qualcuno che ha interessi economici che non cambieranno di molto. L’espropriazione di qualche bene immobile in altri stati, il blocco dei conti correnti o la svalutazione delle valute non brucerà né gas né grano.


I mercati ripartiranno con prezzi del gas più alti, poi riemergerà la disponibilità del gas russo sul mercato, lì gli speculatori torneranno a fare affari comprando bene e vendendo a prezzi mediamente più alti del periodo prima del conflitto. La stessa sorte avrà l’olio di colza Ucraino, che al momento sta mettendo in crisi l’industria alimentare di mezzo mondo.


Mi auguro molto che il tasso di mortalità delle persone che vivono in questi paesi, la gestione della sanità e le condizioni di lavoro possano migliorare dopo questo conflitto. In fondo, basterebbe che anziché nelle mani di pochissimi, la ricchezza di questi paesi restasse nelle mani di pochi, con uno stipendio leggermente meno ristretto per tutti i lavoratori e un po' di investimenti nelle infrastrutture pubbliche che oggi sono servizi essenziali per la vita delle persone.



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